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4/3/2024

Antigone: pubblicato il VII Rapporto sulla giustizia minorile

Il VII Rapporto di Antigone, pubblicato nel 2024 da Antigone, offre il punto della situazione sulla giustizia minorile e gli Istituti Penali per Minorenni (IPM). Secondo quanto riportato nel rapporto, le prospettive non sono positive. Ciò che preoccupa di più sono le limitate prospettive per i ragazzi e le ragazze dietro alle sbarre, visibili ed invisibili, che minano la speranza nel loro futuro. 

Attualmente, nel 2024, 500 minorenni sono detenuti nelle carceri italiane, un numero mai registrato negli ultimi dieci anni. Anche gli ingressi dei giovani negli Istituti Penali Minorili sono aumentati, principalmente a causa delle misure cautelari, a fronte di un tasso di criminalità più o meno costante nel tempo, secondo i dati dal 2015. A seguito delle visite di Antigone negli IPM sono emerse situazioni di sovraffollamento, che prima riguardavano solo le carceri destinate agli adulti. 

Il ruolo cruciale in questa situazione è giocato dal decreto Caivano, che ha portato una riforma nell’applicazione delle misure cautelari e nell’intero modello di giustizia minorile del 1988. Grazie a questa riforma, la custodia cautelare può essere disposta anche per reati minori legati alle droghe, causando un aumento del 37,4% negli ingressi per questo motivo. Quindi il decreto Caivano è il principale responsabile dell’aumento dei detenuti minorenni che, di conseguenza, porta ad un minore utilizzo dei servizi per la tossicodipendenza ed educazione riguardo al fenomeno. 

Questo scenario ha conseguenze sulla funzionalità rieducativa. La politica del “punire per educare" non prende in considerazione l’interesse superiore del minore, portando piuttosto ad una istituzionalizzazione di ragazzi e ragazze. La rieducazione, attraverso lavori socialmente utili, non dovrebbe essere forzata ma deve essere sviluppata a seguito di una valutazione individuale e dell’interesse superiore del minore. 

Inoltre, la situazione è ancora più complessa per i giovani detenuti più difficili da trattare, spesso con disturbi comportamentali, dipendenze e vissuti eccessivamente complicati nei loro passati. Secondo le nuove disposizioni, i direttori dei PMI possono ora decidere di trasferirli nelle carceri per la popolazione adulta, con conseguenze significative sulla recidività e il futuro dei ragazzi. 

Un altro dato emerso è quello della disuguaglianza nel trattamento dei giovani stranieri rispetto ai loro coetanei italiani. La maggior parte di loro è in custodia cautelare, indicando una mancanza di alternative alla detenzione preventiva rispetto ai minori italiani. Solo il 20% dei provvedimenti di messa alla prova è stato applicato ai giovani stranieri. Questo suggerisce che i giovani stranieri siano più facilmente soggetti alla custodia cautelare in carcere anziché a misure meno afflittive.

L'accesso alle reti sociali e familiari sembra giocare un ruolo significativonel determinare il trattamento e le opportunità disponibili per i giovani nel sistema giudiziario. La tendenza evidenziata nei dati sottolinea la necessità di adottare misure per garantire un trattamento equo e un'efficace riabilitazione per tutti i giovani coinvolti nel sistema penale.

Come sottolinea Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone e responsabile dell'osservatorio minori: “Occorre riprendere la strada tracciata dai 35 anni di giustizia minorile italiana, mettere al centro il bene supremo dei ragazzi e non cadere nella tentazione punitiva verso chi commette un reato in una fase così cruciale del proprio percorso di crescita.”

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